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Tan T’Ien - The Fourth Door, su Jazz Convention

Cimentarsi nel piano trio è diventata una sfida sempre più caparbia e irraggiungibile, è difficile scovare ancora qualcuno che, nell'attuale panorama del jazz contemporaneo, abbia ancora qualcosa da dire. Ultimamente il pianismo scandinavo ha introdotto una nuova tendenza, creando fin troppi epigoni, proponendo una rielaborazione del classico piano trio introducendo tempi mutuati dal rock e un uso dell'elettronica misurato: un nome tra tutti, il compianto Esbjörn Svensson. 
È un piacere quindi ascoltare un trio che si discosta da mode facili e passeggere per avventurarsi nel passato. 
Luca Dell'Anna (pianoforte e rhodes) e Ivo Barbieri (contrabbasso), ai quali appartengono tutte le composizioni originali, a cui si aggiunge Francesco Cusa (batteria), costituiscono i Tan T'ien. L'espressione nella medicina tradizionale cinese indica i punti focali di energia situati nel corpo umano. Tenta di esplorare l'interazione e i conflitti tra i diversi strati della coscienza sperimentati durante la pratica della meditazione. 
Si guarda agli anni '70, lasciandosi andare ad una notevole libertà compositiva con strappi e cesure improvvise. C'è la voglia però di attualizzare il genere introducendo ritmi rock e funky. Fatalmente sottile ed impalpabile è lo swingante beat di Cusa, che ben si addice alla ricerca inesauribile di Dell'Anna tra spazi e silenzi (Unconscious Material). 
La poliritmicità è sempre presente e la batteria sobbolle violentemente. È una musica improvvisata, il cui senso si può cogliere solo nel suo (dis)farsi e la sua dimensione è il live. Il suo retroterra si rifà ad una certa libertà del jazz elettrico di fine anni '60, cosi libero ed alla ricerca spasmodica del parossismo. Si tratta di un pianismo concitato e percussivo, di non immediata fruibilità. In First Door la cavata potente e il suono legnoso di Barbieri ben si sposano con il piano che insiste su un paio di accordi: la tensione è quasi magmatica ed esplode in una eruzione controllata. 
Piano e fender rhodes si alternano in Manifestation of Matter I: il primo disegna un breve ostinato alla fine del brano ed il secondo la fa da padrone con un suono lisergico, molto fusion, accompagnato dal contrabbasso sporco mentre la batteria mantiene un beat rock violento. 
Come ricordano le note di copertina, i tre elementi del trio interagiscono in un'area comune, ognuno mantiene rigorosamente il suo ruolo all'interno di ogni brano che rappresenta il conflitto o l'armonia tra conscio, inconscio e subconscio. L'interazione degli elementi si configura come una lotta o, in alternativa, come un dialogo. 
Vivacità e immediatezza caratterizzano un lavoro che si distingue per la sua originalità.

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