Try trio - Sphere su Jazz Convention
Nell'ambito delle formazioni pianoless-sax trio, sono stati registrati grandi passaggi di contributo e ricerca formali da parte di aggregazioni storiche quali, per massima sintesi, il Trio 3 o il meno stagionato Fly (e ci terremmo a ricordare, fra i molti, la recente e mai troppo celebrata esperienza da brivido di Turner-Andersen-Vinaccia) : ma dalle prime impressioni d'ascolto il presente Try Trio può proporsi per la maturità formale ed il carattere espressivo su una caratura transoceanica, non apparendo poter impallidire o patire complessi d'inferiorità staturale rispetto a tali analoghe, "celebrate" formazioni.
Senza voler togliere alla trigonometrica band nulla della pertinenza italica - ma evidentemente "aperta" - degli attori, Sphere è linguisticamente tinteggiato da asprezze newyorkesi e senso chicagoano della speculazione (pur sembrando alquanto prevalere, nelle dinamiche d'interplay, i modi di una viscerale impulsività) - non solo il prodotto, dunque, del complesso delle eccellenti collaborazioni dei tre, ma certamente l'individuale identità di una formazione che in questa esperienza di ripensamento e rielaborazione di materiali monkiani, trae (anche) da questi sedimenti ulteriori assi per definire una corposa identità partecipativa.
La presenza tellurica e la grandine battente del drumming, il fraseggio coerente, teso, a tratti vertiginoso del contralto, le orme marcate delle quattro corde basse articolano i fondamentali di solida eloquenza e argomentata baldanza di Try Trio e, di nuovo, la messa a nudo vocale e la rauca corposità delle ance, le elastiche vigorie del contrabbasso, le crudités africaneggianti dei tamburi, improntano e definiscono la chiaroscurale scultoreità delle dieci lunghezze di Sphere, percorse da un senso deviante della danza e scansioni ritmiche oblique ed un avvicendamento assai esposto delle individualità solistiche.
Una ventata massiccia, cruda e di getto, ma insieme pensata e "lavorata" di sound urbano in continuum con una classicità non-allineata che irradia contrasti ancora dinamici nei confronti delle forme standard del momento, e in cui la solidità espositiva, le posizioni di ruolo, insomma il gioco "adulto" dei partecipanti dignificano il trio in una fattiva (re)visione di stile che esita in un'esperienza di utile (ri)scoperta e di confronto.