Press quotes - Paolo Sorge & the Jazz Waiters
Mario Gamba su Alias
...qui si è al cospetto di grande jazz, di grande musica. Sapori, giocosità, pensiero, originalità in misura rarissima a trovarsi.
Federico Scoppio su Rolling Stone
Un irresistibile mèlange di tziganate, urla animalesche, estenuanti tour de force tra trombone e chitarra sostengono il ritmo incessante di unʼimprovvisazione senza rete, di un gioco di contrappunti calibrato alla perfezione. La chitarra pura e selvaggia di Sorge è una vera meraviglia: originale come il peccato!
Luca Buti su Jazz Magazine
..Slow Food è un album dallʼincedere sostenuto, deciso e dalla creatività che sa swingare. Un lavoro però che evidenzia anche la componente corale della band, grazie soprattutto ai registri di chitarra e trombone..
Vincenzo Giorgio su Musica Jazz
..dietro un'apparente patina piu manieristica si scopre infatti quell'attitudine destrutturante tipica di Sorge, qui abbinata però a
un gusto sopraffino per gli impasti timbrici e a un'accattivante propensione melodica. Paradigmatico, in tal senso, il brano inaugurale, che sa fondere la limpida essenzialità della chitarra del leader con uno swing dalle molte sfaccettature: ruvido e irsuto, pacato e classico, e infine con evidenti riferimenti contemporanei.
Enrico Bettinello su All About Jazz ita
La metafora culinaria “apparecchiata” con cura alla tavola di questo nuovo disco del chitarrista catanese Paolo Sorge - di cui ricordiamo l'ottimo Trinkle Trio pubblicato qualche anno fa per la Auand - è apparentemente semplice [e molto efficace], ma evidenzia sottotraccia tutta una serie di inquietanti - e per questo stimolanti - deviazioni di senso.
Non ci si lasci ingannare dalle note distribuite alla stampa, che parlano di “invito alla degustazione attenta e meditativa del menu musicale proposto“, né tantomeno alle pur esilaranti annotazioni che Emiliano Cinquerrui ha attorcigliato nel packaging: i quattro camerieri che vi accolgono sulla soglia del ristorante prenderanno le vostre papille gustative e le lavoreranno con estrema cortesia, per affinare quel gusto dell'imprevedibilità che l'ascolto banalizzato ha ormai ridotto a zero.
SentireAscoltare
..la tensione arguta di pezzi come l'iniziale Clessidra, lʼassorta scioltezza "latin tinge"
di Scappa o il fascino ombroso di Blue rimandano alle atmosfere Blue Note dei sessanta, a quel fascinoso
sperimentare tra il serioso e l'accattivante che suona ancora oggi come un invito a sintonizzare i pensieri verso frequenze più sottili.
Drive Magazine
Disco intricato e allo stesso tempo estremamente rilassato, con una punta di sottile malinconia, Slow Food è costruito principalmente sulla sensibilità melodica dei musicisti e nella loro capacità di far dialogare gli strumenti in situazioni musicali assai diverse fra loro, dal frenetico groove ritmico dell'opener Clessidra al latin jazz appassionato di Scappa, è davvero notevole la bravura e l'abilità di questi musicisti nel variare con molta disinvoltura la propria gamma di stili attraverso cambiamenti repentini di tempo e improvvisazioni estremamente fluide e ben calibrate. In brani come Linera si respira un'aria lasciva e notturna, marcata dai penetranti assoli ed arpeggi di Sorge e dagli interventi sofferti di trombone, e il "menù" che ci offrono questi quattro camerieri del jazz si fa ancor più invitante in presenza di pezzi sensuali e ispirati come Spring Changes e Blue, ideali standard di jazz contemporaneo tanto riescono ad affascinare nel riprendere e rendere attuale gli stilemi del jazz più classico.