Gaia Mattiuzzi - Laut su Jazzconvention
Improvvisatore Involontario - II0036 - 2013 Gaia Mattiuzzi: voce Fabrizio Puglisi: pianoforte Cristiano Calcagnile: batteria, live electronics Stefano Senni: contrabbasso Da Brecht a Steve Lacy e Mal Waldron, passando per le tradizioni sefardite, Charles Baudelaire, Nina Simone, Rabih Abou Khalil, Aaron Copland e Emily Dickinson e, naturalmente, un paio di brani originali firmati da Fabrizio Puglisi e Cristiano Calcagnile.
La voce di Gaia Mattiuzzi conduce l'ascoltatore in Laut attraverso tante maniere di intendere la musica di ricerca, per volere usare una sola definizione. Ricerca intesa secondo le varie accezioni possibili: sperimentazione, sintesi tra radici e riferimenti differenti, creatività , recupero dell'impostazione da canto lirico, teatralità , combinazioni sonore. Il percorso è sostenuto con grande proprietà e presenza da due musicisti come Fabrizio Puglisi e Cristiano Calcagnile capaci di trovare soluzioni sempre efficaci in risposta alle evoluzioni della voce e ai diversi contesti espressivi. In due brani, inoltre, il contrabbasso di Stefano Senni si aggiunge al trio - vale a dire Morenika, riproposta di recente da Avishai Cohen, e Prospectus di Steve Lacy. La scelta di una dimensione scarna quanto capace di coprire in modo complessivo lo spettro sonoro, permette ai tre musicisti di muoversi con grande agilità nei diversi terreni attraversati con il risultato di operare su piani distinti per cercare le connessioni tra le linee oltre che dover rispettare i ruoli precostituiti agli strumenti. E quindi, brano dopo brano, si avvicendano soluzioni rivolte a svolgere in maniera concreta quanto previsto da partitura e intenzioni programmatiche: unisono tra voce e pianoforte; stratificazioni sonore dell'elettronica del pianoforte preparato e delle percussioni; strutture rigorose e situazioni informali. Laut gioca in maniera costante con l'idea di provocare reazioni tra i materiali convocati e il disco rappresenta la necessità da parte di Mattiuzzi, Puglisi e Calcagnile di vedere cosa accade agli spunti di partenza una volta accostati fra loro e messi a confronto con le proprie esperienze. E in questo senso i tre non si curano di una coerenza puntuale, dove in pratica ogni passaggio deriva strettamente da quello precedente, ma puntano alla confezione complessiva per far risaltare il gioco dei contasti tra le tante "tessere" accostate nel mosaico. |