Giacomo Caruso racconta la sua vita a Groningen (Paesi Bassi)
Vivo a Groningen da più di 5 anni. È la mia città, è la città che la mia vita ha scelto per me, almeno per ora. È una città che mi ha cambiato radicalmente. Bisogna viverla per rendersi conto della sua magia, ed è difficile rendersene conto anche vivendoci. Ci sono città più grandi, con più musicisti, spesso 'migliori', più concerti, più eventi, locali, più, più... Tutti mi chiedono perché non vivo ad Amsterdam, per esempio.
Non che Groningen non abbia oggettivamente i suoi punti a favore. A Groningen circa un abitante su cinque è uno studente universitario, si parla quindi di circa 40000 studenti universitari su circa 200000 residenti totali. Niente in confronto al numero di studenti delle università di Amsterdam, ma ciò fa comunque di Groningen una città molto viva ed estremamente giovane. Metà della popolazione ha meno di 35 anni e ciò rende Groningen la città dei Paesi Bassi con l’età media più bassa. Una città tanto giovane ovviamente è ricca di pub, eventi di ogni tipo, musica live, discoteche… A Groningen non c’è comunque niente che possa essere paragonato al Bimhuis o al Concertgebouw di Amsterdam, ma, per esempio, il Grand Theatre di Groningen organizza da almeno un decennio una programmazione musicale annuale interessantissima. Solamente nell’ultimo mese ho avuto modo di ascoltare almeno quattro concerti di prim’ordine: quelli di, in ordine cronologico, Marilyn Mazur, Jacob Anderskov, Barry Altschul e Scott Colley.
Groningen è una città magica ma per niente spettacolare. La magia di Groningen è discreta, sottile, è riposta nel ritmo pacato della sua quotidianità, in una pragmaticità illuminata. È una città con degli equilibri. È anche una città un po’ 'distante', lontana, abbastanza isolata dal resto dei Paesi Bassi, ma non è per niente un luogo 'freddo'. La gente che la abita non è affatto fredda. Groningen è considerata la città ‘meridionale’ più a nord d’Europa. Il tran-tran continuo (Groningen è una di quelle città che non dormono mai) e la gioia degli abitanti di de stad ('la città', così come viene chiamata dalla gente della zona, essendo l’unica città nel raggio di diversi chilometri), a contatto con la geografia di questa città sola e ai confini con la Scandinavia, estraniano. La mia sensazione è che da Groningen sia possibile guardare tutto quello che turba da un po' più di distanza, facilitandone la percezione. È come se la sua pioggia, leggera ma incessante, ed il suo repentino tramonto plumbeo facciano di Groningen una città tanto modesta che a nessuno vien voglia di possederla. Non è una città che ispira senso di appartenenza, rendendo così possibile la vista oltre i suoi confini. Non è una città che si distingue. Non sembra una città di cui poter essere orgogliosi, eppure Groningen è magica; ha un potere quasi invisibile, che scorre costante, con leggerezza.